Descrizione
TESTIMONI DI PIETRA
Storia del confine tra Regno delle Due Sicilie e Stato Pontificio
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Autori: Antonio Farinelli, Argentino T. D’Arpino
Prefazione: Vincenzo card. Fagiolo e Carlo di Borbone delle Due Sicilie, duca di Calabria
Copertina: Giuseppe Pantaleo
Collana Blu: volume 4
Pagine: 144
Formato: cm 17×24
Copyright: Aleph editrice
Prima edizione: novembre 2000
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Scrivere la storia delle colonnette di pietra che segnavano un tempo il confine fra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio poteva apparire il soddisfacimento di una mera curiosità dai risvolti storici incerti, e nulla più.
Il lavoro messo insieme dai due coraggiosi redattori di questo volume è risultato invece una godibilissima ed affascinante lettura della fedele cronaca di un avvicente viaggio attraverso la storia, partendo dalla geografia e dalla toponomastica, con percorsi che portano il lettore a conoscere quasi zolla per zolla le terre di confine fra i due stati.
La narrazione sconfina nella botanica, nella geologia, nell’architettura passando anche attraverso minuziosi e precisi riferimenti numismatici, dei pesi e delle misure dell’epoca, dell’orografia – spesso tanto accidentata da far temere l’abbandono della ricerca – dell’idrografia, con i percorsi dei fiumi e dei torrenti spesso cangianti e bizzarri.
Dal discendente di quei sovrani che ebbero visioni ancor oggi considerate illuminate o geniali non può che venire un sincero plauso ed un encomio per chi ha solertemente e pazientemente scavato nel passato e fatto rivivere quei cippi, uno per uno, quasi fossero testimoni tuttora viventi, ansiosi di raccontare la loro storia, che abbiamo ascoltato con emozione e gratitudine.
Carlo di Borbone delle Due Sicilie, duca di Calabria
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Per ben comprendere e valutare l’opera, che ho l’onore di presentare, basterebbe esaminare le numerose pagine che contengono le schede di censimento dei cippi di confine: di ognuno di essi si dice l’altezza, il diametro, la bombatura, il luogo di origine e quello attuale, la posizione ed altre indicazioni. E tutto questo per ben 649 cippi con l’indicazione dei relativi paesi dove sono stati trovati.
Alla conclusione, alquanto amara dei due solerti e meritevoli ricercatori, per i quali “con il trascorrere degli anni i cippi tenderanno a diminuire sempre più fino a sparire completamente dai luoghi dove furono posti originariamente…”, noi osiamo oppore una fiduciosa speranza che non tutto scomparirà, almeno dalla memoria storica, che ora si è arricchita di questo rilevante contributo che nessuno potrà mai «trafugare» e renderlo «esclusivo». Per questo gli illustri autori meritano il nostro apprezzamento e la loro fatica – ne siamo certi – sarà ricordata lodevolmente. Perciò diciamo loro grazie, di cuore.